Bisessualità: un po’ di chiarezza
“Il mondo non è diviso in pecore e capre. Non tutte le cose sono bianche o nere. È fondamentale nella tassonomia che la natura raramente ha a che fare con categorie discrete. Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima apprenderemo questo a proposito del comportamento sessuale umano, prima arriveremo a una profonda comprensione delle realtà del sesso.”
Alfred Kinsey, 1948
Oggi 23 Settembre festeggiamo la giornata mondiale dell’Orgoglio e della Visibilità Bisessuale, giornata indetta nel 1999 dall’ILGA (International Lesbian, Gay, Bisexsual, Trans, Intersex Association).
Prima di entrare nel dettaglio della scelta della data di ricorrenza, non possiamo fare a meno di soffermarci sulla parola visibilità. E’ curioso come alle parole Omosessuale, Gay, Lesbica spesso – in ambito di rivendicazione sociale – siano accostati termini quali Orgoglio, Fierezza, Vanto, mentre la comunità bisessuale senta l’esigenza del termine Visibilità. La sensazione è che nell’immaginario collettivo ci si chieda “Ma i bisessuali chi sono?”
Per provare a dare una risposta a questa domanda e per avere un’idea di cosa si pensa a livello sociale, utilizziamo il mezzo più semplice e alla portata di tutti: internet.
Basta fare un giro in rete per imbatterci immediatamente nella confusione, nel senso comune e negli stereotipi che girano intorno la bisessualità. L’esigenza di essere visti è probabilmente figlia di una cultura che ignora e minimizza la comunità bisessuale, relegandola alla stregua di persone alle prese con capricci momentanei e grandi confusioni. E invece la confusione è di chi, ancora oggi in alcuni forum, in spazi di discussione e in celeberrimi dizionari trova un’associazione tra i termini bisessualità e ermafroditismo. Per maggiore chiarezza, tralasciando la questione dell’intersessualità che è più generale, per ermafroditismo si intende quella condizione medica per cui un individuo presenta sia tessuto ovarico che testicolare.
Nulla a che vedere con la bisessualità che ha a che fare con l’attrazione erotica, emotiva, affettiva che si ha nei confronti sia delle persone dello stesso sesso che delle persone del sesso opposto.
Continuando la ricerca in internet ci imbattiamo in frasi come:
- “Le persone bisessuali sono omosessuali che non hanno il coraggio di fare coming out e credono che una posizione intermedia sia più accettabile a livello sociale”;
- “Le persone bisessuali sono in una fase di transizione, ancora confuse sulle proprie preferenze sessuali”;
- “Non si può parlare di bisessualità perché sicuramente la tendenza eterosessuale o quella omosessuale prevale sull’altra”;
- “Le persone bisessuali sono instabili, non inclini all’impegno e quindi potenzialmente infedeli”;
- “L’ambivalenza erotico-affettiva rappresenta l’ambiguità e l’inaffidabilità per cui né un uomo né una donna potranno mai soddisfare interamente i bisogni della persona bisex”;
Queste definizioni sono l’emblema lampante delle impressioni che abbiamo avuto di primo acchito, di cui sopra: confusione, pensieri veicolati da potenti stereotipi, poca conoscenza della bisessualità. Sicuramente ci saranno persone che incarnano appieno questi stereotipi ma, appunto, si tratta di casi singoli, individuali, non rappresentativi dell’intera comunità bisessuale.
La serie di idee distorte, socialmente condivise che abbiamo riscontrato in rete potrebbero essere la manifestazione di un substrato culturale le cui radici potrebbero essere rintracciate nel concetto di bisessualità innata (1905) coniato da Freud.
Non è un caso che parliamo di Freud in questa giornata di celebrazione dell’orgoglio e della visibilità bisessuale, poiché il 23 settembre ricorre la sua scomparsa. Egli infatti, ebbe il merito di portare alla luce l’idea di bisessualità innata, intendendo con questa una predisposizione alla bisessualità che attraverso la crescita psicologica della persona volge in monosessualità, conservando dei tratti di latenza.
Sembrerebbe che Freud annoveri la bisessualità in una dimensione di sessualità immatura, accettabile solo in funzione della sua transitorietà e della sua trasformazione in sessualità monodiretta (etero o omo che sia).
Non a caso le persone bisessuali, nell’irrazionale lotta dell’odio delle differenze, non sono viste di buon occhio né dalle persone etero, né da quelle omo, ree di non avere un’identità sessuale precisa che invece, di fatto, hanno: semplicemente sono persone che si innamorano sia di persone del proprio sesso che di quello opposto. Escono dalla rigida dicotomia a cui siamo abituati: o carne o pesce, o bianco o nero, o etero o gay, questo disorienta. Lungi da noi demonizzare le categorizzazioni: rappresentano il mezzo per organizzare le informazioni che riceviamo dal mondo esterno, sono fondamentali per permetterci di comprendere e analizzare l’ambiente, ma, in alcuni casi, delineano un limite. Nella realtà concreta, poche cose sono interamente assimilabili ad una categoria e immutabilmente ascrivibili ad essa.
Nel 1948 il biologo e sessuologo Alfred Kinsey – padre della sessuologia moderna – scardinò la concezione dicotomica e polarizzata degli orientamenti sessuali eterosessuale/omosessuale con la Scala Kinsey, primo tentativo di rappresentazione della sessualità umana contraddistinta da sfaccettature graduali che definiscono svariati orientamenti, mutevoli anche nell’arco della vita della persona.
Nonostante sia impossibile ignorare l’enorme contributo del Rapporto Kinsey alla conoscenza del comportamento sessuale umano, evidentemente i tempi storici non erano maturi per cui ancora oggi si ha difficoltà ad uscire da questa dicotomia. Solo da poco più di un decennio, in concomitanza con un cambiamento culturale di apertura alle differenze, sta avendo attenzione il discorso della fluidità sessuale; il termine è stato coniato dalla psicologa americana Lisa Diamond e indica la capacità della persona di reagire in modo flessibile alle circostanze che gli si presentano in ambito sessuale. Ciò non veicola l’idea per cui l’orientamento sessuale si modifichi o possa cambiare in base alla cultura di riferimento, ma rappresenta la variabilità del comportamento sessuale. In tal senso, Il concetto di fluidità sessuale ci può aiutare come chiave di lettura del mondo per ampliare le categorizzazioni che finora si sono limitate ai due poli opposti.
Tirando le somme, possiamo dire che la difficoltà che si percepisce nei confronti della bisessualità è il dover decostruire e ricostruire i nostri schemi di categorizzazione. Non scopriamo oggi l’esistenza dell’orientamento bisessuale, ma il processo di accomodamento di matrice piagetiana incontra delle resistenze di fronte ad una pregressa assimilazione molto radicata dal punto di vista culturale. Bisogna solo fare i conti con il fatto che esistono delle persone che si innamorano e provano attrazione sessuale per altre persone, indifferentemente dal loro sesso, e che tra queste ci saranno persone fedeli e infedeli, persone che si dichiareranno bisessuali per paura di ammettere la propria omosessualità o solo per una curiosità e persone che per tutta la vita avranno relazioni con uomini e donne, contemporaneamente o dedicandosi ad una relazione per volta.