Ci risiamo: quel mostro del Gender è tornato!
La vicenda è ormai nota a molti: la partecipazione di Vladimir Luxuria a una puntata di “Alla Lavagna”- un programma in onda su Rai 3 – ha provocato un’ondata di indignazione e sgomento tanto vergognosa quanto, purtroppo, prevedibile. L’accusa è sempre la solita: indottrinamento gender. Accusa rivolta sia a Luxuria che alla Rai colpevoli, secondo esponenti della Lega e di realtà sostenitrici del Family Day, di promuovere un lavaggio del cervello “a minori indifesi i cui diritti fondamentali all’infanzia e alla protezione dell’innocenza vengono continuamente calpestati”.
Ma analizziamo la questione: il fatto che la Rai abbia rimandato più volte la messa in onda della puntata con ospite Luxuria e abbia poi scelto di trasmetterla alle 22.30 e non in prima serata (unica eccezione della serie), denota un pensiero latente della televisione pubblica che – seppur apparentemente predisposto alla messa in luce di temi quali il bullismo omotrasfobico, la creazione di una cultura inclusiva – non supporta totalmente l’importanza di sensibilizzare la nazione su argomenti fondamentali per un paese civile. Inoltre, le accuse mosse partono da un assunto di base totalmente campato su ideologie faziose e prive di fondamento scientifico: nessuna persona sceglie la propria identità sessuale, nessuna persona può scegliere di essere transgender, gay, lesbica, cisgender, eterosessuale. La lezione di Luxuria ha avuto l’unico intento di spiegare a ragazzi in fase preadolescenziale le differenti possibilità in cui la loro identità può manifestarsi, per stendere le basi per una cultura non discriminatoria verso sé e gli altri.
Nessun bambino o bambina che ha partecipato al programma o che lo ha seguito in tv sarà un adulto transgender o gay a causa di questa circostanza. E non si tratta di opinioni o di punti di vista; la comunità scientifica mondiale si è espressa a riguardo. L’OMS ha derubricato la disforia di genere dalla classificazione dei disturbi mentali a giugno 2018, dopo oltre 2 anni di lavori.
Ora potremmo aprire un discorso su quanto ultimamente ci sia la tendenza a ignorare gli assunti della scienza in favore di posizioni ideologiche interessate e totalmente prive di fondamento, ma sarebbe un discorso troppo complesso che andrebbe molto oltre, purtroppo, questa questione. Possiamo chiederci, però, come mai ci siano accuse di indottrinamento ad azioni che tentano invece di fare esattamente il contrario, e cioè di liberare le persone da idee e preconcetti insiti nella nostra cultura e che categorizzano le identità sessuali lungo un continuum giusto/sbagliato, accettabile/inaccettabile, decoroso/indecente. Forse l’intento è quello di confondere le acque, di creare paura e allarmismo, di mettere tutti contro tutti per trarne profitto.
Ci vogliono convincere che l’unico status accettabile sia quello dell’individuo etero, cisgender, bianco, italiano. Tutto ciò che è al di fuori va contrastato e odiato. La cultura della paura è un ottimo strumento per il controllo delle masse (e di conseguenza la salita al potere); distraendo le persone dai problemi reali e trovando un “nemico” che metta in pericolo la nostra incolumità, sentiremo sempre più la necessità di affidarci a chi è sopra di noi nella scala sociale. E cercheremo aiuto in chi millanterà di avere a cuore la nostra salvezza prima di quella altrui, dell’italiano prima dell’immigrato, della persona etero e cisgender prima della moltitudine di sfumature identitarie possibili.
E non è indottrinamento questo?
Episodi di intolleranza omotransfobica sono ormai all’ordine del giorno: basti pensare all’attacco di Forza Nuova al convegno di Pavia tenuto da Vladimir Luxuria, Porpora Marcasciano e Giovanna Cristina Vivinetto. O ancora all’articolo di Filippo Facci su Libero dal titolo “Calano fatturato e PIL ma aumentano i gay”, come se fosse pensabile una correlazione tra l’andamento economico del nostro paese e l’aumento delle persone che si dichiarano omosessuali. Facci nell’articolo dubita del link tra i due fatti ma cerca subdolamente di instillare nella mente del lettore la possibilità che ci sia un legame. E siamo di nuovo qui, alla ricerca di un colpevole con cui prendersela – anche in modo deliberatamente inappropriato – con un titolo che colpisca le persone alla pancia, provocando rabbia e odio.
Di fronte a tali aberrazioni potremmo lasciar correre, seguire l’insegnamento di Oscar Wilde “Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza”, ma la deriva di intolleranza e odio che sta investendo il nostro paese è una questione che non può più essere ignorata. Sono necessarie, quindi, sempre di più, occasioni di sensibilizzazione e promozione dei temi dell’inclusione e della vicinanza, sia a livello nazionale che territoriale – anche se ciò implicherà il replicarsi incessante di questi teatrini incivili.